Lo chiamavano stile Juve, a dire il vero non ci ho mai creduto. O meglio, non ho mai creduto al significato più volgare e di facile accesso alle menti di tanti.
Quante antipatie, quanti sospetti, quanta dietrologia dietro la locuzione "stile Juve". Più danni che benefici, forse.
Ma piaccia o non piaccia per anni ha rappresentato un modo di essere, di programmare, diciamo di ferrea disciplina che identificava i colori bianconeri, trovando la massima espressione in Boniperti per la sua intransigenza, niente capelli lunghi, niente barba, vita extra calcistica ridotta al lumicino.
Erano gli anni 70 gli anni della mia infanzia, poi gli anni 80 quelli della mia adolescenza e giovinezza. Quelli in cui in una famiglia di grandi juventini, non potevo che ricevere affetti ed attenzioni in versione e tinte bianconere. In verità da parte di cugini e zii, perché mio papà di calcio ne masticava e, soprattutto, ne seguiva ben poco. Al punto che alla domanda fatidica che ogni bambino fa, la risposta era, ironica ma non so fino a che punto: Mantova e Udinese (ironia della sorte la mia nuova regione). Grazie alla Juve e alla pazienza di uno dei miei zii, ho imparato precocemente a leggere; non con un abbecedario come capitava ai tanti bambini degli anni 70, ma con i nomi delle squadre stampate sulla schedina totocalcio e a quelli dei calciatori e allenatori della Juve carpiti nei giornali. Eccezion fatta per Vycpàlek, con il quale ancora oggi sono a rischio dislessico.
L'intolleranza a certi comportamenti di "Marisa" (soprannome di Boniperti), faceva da contraltare la genialità dell'avvocato. Spiritoso, arguto e con qualche colpo di testa, non proprio sabaudo.
Questo in sintesi, il quadro della mia genesi juventina. Malinconia? Nostalgia? Tutto insieme.
Quando scrivo queste righe sono passati 25 giorni dalla comunicazione della Juve ad Allegri, che risolveva il rapporto con un anno di anticipo. Da "Allegriano" ho spiegato più volte il motivo per cui ho ritenuto questa scelta giusta.
Sorprende come la Juve, che in realtà ha maturato questa scelta dopo la partita con l'Ajax del 16 aprile, ad oggi non abbia ancora il successore.
In altri tempi, quelli appena descritti, non sarebbe accaduto.
Le motivazioni alla base del cambio sono state la ricerca di un gioco più divertente, più aggressivo. Tutto legato ad una maledetta e sfuggente coppa, vera ossessione per noi juventini.
Il cambiamento ci stava, a questo punto, escluso dalla proprietà un ritorno di Conte, hai due scelte: un top per una società che con CR7 è nell'olimpo del calcio ( Guardiola, Klopp etc), un giovane allenatore italiano, che nel rispetto della tradizione la Juve si forma in casa: Trap, Lippi, Conte e in parte Allegri. Miei preferiti, peer la seconda opzione Di Francesco e Inzaghi.
Qui viene il bello. Gli indizi portano tutti a Maurizio Sarri. Non ho le conoscenze tecniche, non ho frequentato gli spogliatoi calcistici, ho letto ed ho visto tanto calcio. Questo non basta a farmi dare giudizi di merito sulla scelta di Sarri, qualcosa tuttavia proverò a dirla più avanti. Il fatto che ormai vediamo tutte le partite del campionato, non solo italiano, e delle coppe non ci trasforma automaticamente in direttori tecnici e allenatori. Non funziona così.
All'interno di uno spogliatoio, di una squadra vi sono delle dinamiche che sono appannaggio di pochi.
Ecco è proprio questo il punto, e qui torna in ballo lo stile.
La Juve ha sempre ridotto al minimo questi spifferi, non ha mai messo in piazza gli accadimenti interni. Questo anche grazie ad una feroce programmazione, che anticipava i rumors, i chiacchiericci.
Oggi no. Che poi questo derivi per convincere il Chelsea a liberare Sarri ad un prezzo ragionevole, mi fa ancora più dubitare della bontà della scelta. Mi sta bene se le voci su Guardiola fossero fondate, ma per Maurizio Sarri arruffapopoli della gente partenopea, no.
Perché di questo si tratta di un sessantenne, capace indubbiamente come allenatore, a cui fa da contrappeso una scarna carriera, condita da esternazioni omofobe, misogine e fabbricatore di scuse seriali al limite del ridicolo. Questo è il personaggio. Questo il "cul de sac", in cui si è cacciata la mia Juve. Siamo nelle mani di Abramovich per Maurizio Sarri, stento a crederlo.
La Juve di un tempo prima di congedare Allegri, aveva la soluzione; annunciava l'allenatore dopo tre giorni. Oggi no, tempi che cambiano. Ribadisco, accettabile se il fine ultimo è Guardiola, non Sarri.
Da giorni per concludere, un sospetto mi sovviene. La presidenza di Agnelli, che non finirò di ringraziare. è stata costellata da separazioni traumatiche: Del Piero, Conte, Marotta e adesso Allegri, che solo la signorilità di questo ha evitato dichiarazioni pesanti, per come è stata gestita.
Ma siamo sicuri che la colpa sia sempre degli altri?
Così pieno di dubbi ed incertezze, in un'estate in cui ho capito definitivamente che nel calcio non c'è sentimento (Conte all'Inter meriterebbe altre riflessioni) segno, superati i 50 anni, un primo distacco dal calcio, deluso e mortificato nella mia passione.
Auguro a Sarri e alla mia Juve tanti successi. Magari dal punto di vista strettamente sportivo hanno anche ragione, ripeto non sono un tecnico Ma la gestione dell'intera vicenda e le scelte che paiono fatte fino ad oggi non le condivido. Per questo continuerò ad amarti, ma con una sana indifferenza.
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