Proprio così, non è l'incontro che faccio a 50 anni di una vecchia conoscenza che ricordavo nel suo splendore giovanile, non parlo infatti della bruttezza fisica, ma della nostra Italia e degli italiani.
Sono di questi giorni due notizie: hanno svaligiato la casa del prof. Prodi e il ricovero per un delicato intervento all'emerito presidente Napolitano.
Alle due notizie un manipolo di "odiatori" ha commentato con toni trionfalistici augurando il peggio ai due.
Non sono nuovi a queste imprese, nel primo caso mi sono venuti in mente i toni entusiastici di certi ambienti con gli espropri proletari degli anni settanta.
Nel secondo non riesco a catalogare lo squallore di certi Tweet, post e meme.
Che non si possa condividere il pensiero e l'azione politica di un uomo come Giorgio Napolitano è legittimo, ma per fare questo occorrerebbe conoscerne almeno la storia, le vicende e i travagli che ne hanno caratterizzato il percorso. E non solo sulle semplici prerogative e "legittimi" privilegi che lo status di ex Presidente gli attribuiscono. Non è questa la sede, ma non si può non ricordare come la vita politica sia stata segnata da un percorso teso alla realizzazione di una socialdemocrazia, lontana dai dogmi del comunismo puro.
Così, in disprezzo alla condizione umana prima ancora di quella politica si inneggia alla morte o alla riduzione in povertà di chi con idee e con il proprio operato ha speso il tempo per la collettività.
Sia ben chiaro ho criticato aspramente i due e non ho mai nascosto in certi frangenti una qualche antipatia. Ma qui il tema è diverso, perché questo odio? Possibile che l'italiano medio debba trasformare in qualche modo i propri insuccessi, le proprie insoddisfazioni e le proprie frustrazioni in acredine e malevolenza?
Perché questo obnubilamento al quale non pare esserci fine? Come è possibile che un'intera nazione stia cadendo nel gioco del becero populismo senza avere un minimo di coscienza storica.
Nel decennio in cui viviamo, un tempo di crisi e di vacche magre, chi si è assunto le responsabilità di governo ha dovuto metterci la faccia. Chiaro ha commesso tanti errori, ma questo capita a tutti quelli che assumono una responsabilità.
D'accordo vi è malessere, rabbia sociale, ma è mai possibile giustificare tutto questo livore? Leggo conoscenti sui social trasformati in "opinion leader", tutti portatori, sani o meno, del "mainstream" di questi anni, tutti adepti dei nuovi pifferai magici del nulla. Ci sta tutto, però con due avvisi ai naviganti: le peggiori dittature nascono dal nulla o dalla distorsione delle ideologie e, se vi sta bene il vuoto di idee continuate a premiare chi vi pare, ma almeno risparmiateci gli insulti e il mancato rispetto della vita umana. Una parte di Italia ve ne sarebbe grata
Sono di questi giorni due notizie: hanno svaligiato la casa del prof. Prodi e il ricovero per un delicato intervento all'emerito presidente Napolitano.
Alle due notizie un manipolo di "odiatori" ha commentato con toni trionfalistici augurando il peggio ai due.
Non sono nuovi a queste imprese, nel primo caso mi sono venuti in mente i toni entusiastici di certi ambienti con gli espropri proletari degli anni settanta.
Nel secondo non riesco a catalogare lo squallore di certi Tweet, post e meme.
Che non si possa condividere il pensiero e l'azione politica di un uomo come Giorgio Napolitano è legittimo, ma per fare questo occorrerebbe conoscerne almeno la storia, le vicende e i travagli che ne hanno caratterizzato il percorso. E non solo sulle semplici prerogative e "legittimi" privilegi che lo status di ex Presidente gli attribuiscono. Non è questa la sede, ma non si può non ricordare come la vita politica sia stata segnata da un percorso teso alla realizzazione di una socialdemocrazia, lontana dai dogmi del comunismo puro.
Così, in disprezzo alla condizione umana prima ancora di quella politica si inneggia alla morte o alla riduzione in povertà di chi con idee e con il proprio operato ha speso il tempo per la collettività.
Sia ben chiaro ho criticato aspramente i due e non ho mai nascosto in certi frangenti una qualche antipatia. Ma qui il tema è diverso, perché questo odio? Possibile che l'italiano medio debba trasformare in qualche modo i propri insuccessi, le proprie insoddisfazioni e le proprie frustrazioni in acredine e malevolenza?
Perché questo obnubilamento al quale non pare esserci fine? Come è possibile che un'intera nazione stia cadendo nel gioco del becero populismo senza avere un minimo di coscienza storica.
Nel decennio in cui viviamo, un tempo di crisi e di vacche magre, chi si è assunto le responsabilità di governo ha dovuto metterci la faccia. Chiaro ha commesso tanti errori, ma questo capita a tutti quelli che assumono una responsabilità.
D'accordo vi è malessere, rabbia sociale, ma è mai possibile giustificare tutto questo livore? Leggo conoscenti sui social trasformati in "opinion leader", tutti portatori, sani o meno, del "mainstream" di questi anni, tutti adepti dei nuovi pifferai magici del nulla. Ci sta tutto, però con due avvisi ai naviganti: le peggiori dittature nascono dal nulla o dalla distorsione delle ideologie e, se vi sta bene il vuoto di idee continuate a premiare chi vi pare, ma almeno risparmiateci gli insulti e il mancato rispetto della vita umana. Una parte di Italia ve ne sarebbe grata
Commenti
Posta un commento