The show go must on

Nonostante stia invecchiando continuo a non capire questo paese, non voglio parlare di altro. Mi limito al calcio, ma non senza rilevare che spesso lo sport nazionale rifletta tutti i vizi e le magagne italiche. Dopo calciopoli ho sempre sostenuto, avendo ahimè letto fin troppo, che questo fosse lo specchio di un paese in declino. Purtroppo i fatti me lo confermano quotidianamente. Torniamo al calcio, da domenica piangiamo un galantuomo, non è retorica, mi sono commosso agli applausi di Santa Croce alla Juventus, magari arrivano dagli  stessi che mettono i manifesti con le scritte -39 prima di ogni Fiorentina- Juventus, ma in nome di Davide Astori avviene un miracolo si crea un clima di normalità, di pacificazione e di sportività. Tutto perfetto, si ma in un paese normale non nell'Italia dell'anno del Signore 2018 dove i giornali dimenticano in fretta e alimentano  inutili polemiche.
Così con buona pace dei buoni sentimenti si dà risalto alla dichiarazione di un ex fenomeno del campo, adesso credo lo possa fare al massimo a tavola.
Ripartono sterili sproloqui sul VAR. Spargiamo odio  e creiamo nuovi veleni, gli italiani affamati di dietrologia e complottismo hanno il loro nutrimento preferito. In un paese livellato al ribasso dalla classe politica, anche i giornali si adeguano.
Proprio strano l'uomo, i suoi buoni propositi durano ore; proprio strano l'italiano, continua ad essere sempre più masochiste nel non apprezzare le proprie eccellenze.
Indignazione totale mi vien voglia di mandare tutto a quel paese. Poi penso ad Astori, alla sua piccola. Prego Dio e relativizzo

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