Orgoglio nel gridarlo

Oggi la regione in cui vivo, la città di Udine in particolare ospita il "gay pride". La giornata dell'orgoglio omosessuale.
Da giorni  tra colleghi, amici e conoscenti si va avanti a battute, più o meno irriverenti, verso coloro che hanno una sessualità "diversa".
Non mancano mai le piccole polemiche, ma quasi sempre si tratta di differenti opinioni, alcune delle quali meritevoli di menzione: http://paologandolfo.blogspot.it/2017/06/pride-in-name-of-love.html.

Ho sempre avuto una visione verso gli omosessuali abbastanza distaccata, mai coinvolto nelle loro battaglie, mai fatti oggetto di scherno, anzi con molti di loro ho vissuto un percorso più o meno importante della mia vita: Pino, Gaetano, Giancarlo, Loredana etc. 
Sono state persone che in vari momenti della vita ho frequentato più o meno assiduamente, senza aver dovuto timbrare un ticket per documentare la nostra amicizia: mai loro hanno ostentato la loro diversità,  mai noi abbiamo fatto pesare questa loro diversità. E come sempre quando loro sono stati additati, anche per scherzo dalla massa. Ho sempre rispettato la persona, prima ancora della loro omosessualità. 
A fianco del rispetto per le persone, non posso non rilevare come ormai il pensiero politicamente corretto, escluda ogni sorta di opinione contraria, il rischio costante di essere travolti da critiche. Unica colpa? Mostrarsi contrario ad ogni esibizione, ostentazione di non virilità o di non femminilità. Che diventa in automatico una forma di discriminazione o di diritto negato.
Anche sui diritti ho la mia idea. Se mi avessero proposto di firmare una proposta di legge popolare per il riconoscimento dei diritti civili: non avrei esitato, sarei stato sicuramente tra i primi firmatari.
Non è la sede per discutere di figli o matrimoni, lo farò in seguito se dovesse tornarmi la voglia di scriverne su questo diario
Fatte queste premesse, torno alla sfilata: a me non piace. E lo voglio gridare, urlare, senza sentirmi un omofobo o un persecutore.
Non mi piacciono le provocazioni travestite da diritti reclamati, non mi piacciono i messaggi che vengono lanciati. Non mi piace il loro abbigliamento, non mi piacciono le loro piume e i loro trucchi.
Per questo devo passare per intollerante? Se lo dicessi su una processione religiosa, di qualsiasi culto, su un'abitudine di un popolo, sui modi di alcune famiglie sarebbe la stessa cosa.
Non ho preclusione alcuna affinché loro possano vivere in piena serenità e con i loro diritti, ma anche io normale ho il diritto e lo rivendico ad alta voce: I GAY PRIDE non mi piacciono.

Commenti

  1. Il diritto di esprimere le nostre opinioni ce lo abbiamo, Francesco. Ce l'ho io, ce l'hai tu che lo eserciti trovandoti, su questo argomento in accordo con la maggior parte delle persone.
    Quello che non abbiamo è il diritto a che le nostre opinioni piacciano, siano approvate o non criticate. Purtroppo nemmeno a che siano vagliate con onestà intellettuale. Puoi dire la cosa più sensata e misurata del mondo ci sarà sempre qualcuno che capendola o travisandola ti può denigrare o insultare commentandola, non possiamo farci niente se non constatare che il prezzo di essere se stessi ed avere delle opinioni è anche il subire il giudizio degli altri. Su questo argomento ogni voce dissonante è sommersa dal coro del politicamente corretto, come tu dici: ma che ce ne fotte a noi?
    Mandi

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